Gli attrezzi del Vecchio Museo Mulino

Gli attrezzi del Vecchio Museo Mulino

Gli spazi espositivi del Vecchio Museo Mulino custodiscono oggetti e attrezzi legati all’agricoltura, alla pastorizia e agli antichi mestieri locali, arredi della vita domestica, strumenti musicali, giochi antichi e altre opere d’arte di vita quotidiana.

La collezione del museo conta attualmente circa 2.500 oggetti.

In questa pagina, vi proponiamo una sintesi delle schede di catalogazione di alcuni attrezzi e beni esposti al Museo che potrebbero essere utili per finalità didattiche, di studio e ricerca.

TRAPPOLA PER TOPI

DESCRIZIONE: Trappola per topi; con piccole griglie in ferro inserite sui tre lati e con un lato aperto da un sportellino mobile.

USO: Non più attuale è stata sostituita da modellini simili in ferro e da trappole di altro tipo.

FUNZIONE: All’interno della gabbia vi è un piccolo filo di ferro collegato nella parte superiore allo sportellino mobile nel quale veniva inserita l’esca (formaggio); il topolino attratto, entrava nella gabbia e mordendo il formaggio questo si staccava dal filo di ferro ( dove faceva da contrappeso) e chiudeva di scatto lo sportellino, il topo era così in trappola ma vivo, veniva ucciso in seguito, solitamente per annegamento.

SGRANATRICE PER MAIS

DESCRIZIONE: è composta da una ruota dentata e un condotto di uscita, che può essere unico o multiplo in modo da permettere la separazione dei vari prodotti. In origine veniva azionata da una manovella, in seguito da un motore. Oggi sono meno diffuse poiché sostituite da macchine che eseguono contemporaneamente la raccolta del prodotto e la separazione dei semi.

USO: Usata in agricoltura per separare i semi dalla pannocchia.

FUNZIONE: Originariamente le sgranatrici funzionavano a manovella ed operavano la separazione dei semi dal tutolo; il seme usciva dalla macchina mischiato a polvere ed impurità da cui doveva essere separato manualmente con l’uso di crivelli. Con il progresso sono stati costruiti modelli a motore, che permettevano di eseguire subito anche l’eliminazione delle impurità con ventilatori e crivelli incorporati. Le sgranatrici a motore erano montate su ruote e venivano trasportate da un posto all’altro trainate da animali, poi sostituiti dai trattori. Oggi le sgranatrici per il mais sono cadute in disuso, grazie alle mietitrebbiatrici che eseguono contemporaneamente la mietitura e la sgranatura.

ALAMBICCO

DESCRIZIONE: è composto da una caldaia che ospita le vinacce (bucce degli acini d’uva), da un tappo che lo chiude ermeticamente e un tubo detto “a collo di cigno” dentro il quale passano i vapori fino a raggiungere la serpentina, raffreddata ad acqua, dove i vapori stessi si condensano, ritornando liquidi e dando così vita al distillato. L’aspetto fondamentale di tutto il processo di distillazione, è la temperatura di ebollizione dell’alcool etilico a 78,4 gradi centigradi.

USO: utilizzato in passato per la fabbricazione dell’acqua vite, oggi ancora in uso, ma in forma moderna.

FUNZIONE: i primi documenti che raccontano della distillazione dell’acqua vite risalgono all’anno mille, diffondendosi poi nei secoli. La grappa è considerata come l’acqua vite dei poveri, i quali distillavano in cantina le vinacce, cioè lo scarto derivante dalla pigiatura dell’uva dei contadini. Ognuno produceva la propria grappa avvalendosi, al massimo, dell’aiuto di maestri distillatori che si aggiravano per i paesi con un grosso alambicco caricato su un carretto e che mettevano a disposizione, oltre all’esperienza, il “macchinario” necessario per la distillazione delle vinacce.

FISCOLO MODERNO (SPOTTINU)

DESCRIZIONE: un singolo fiscolo si presenta come un doppio disco filtrante sigillato ai margini e forato al centro. La pasta di olive si disponeva all’interno dei fiscoli che poi venivano impilati e coperti da un disco pesante per provocare la fuoriuscita dell’olio dalla pasta. La pressione era ottenuta attraverso i torchi.

USO: tutt’ora in uso.

FUNZIONE: estrazione dell’olio dalla pasta delle olive.

PIGIATRICE A MANOVELLA (CACCIGHERA)

DESCRIZIONE: macchina composta da una grande tramoggia di forma troncopiramidale, al cui interno si trovano due ruote dentate mosse da una ruota a manovella. La macchina è appoggiata tramite due lunghe stanghe parallele sopra una vasca o un tino, poi l’uva versata nella tramoggia viene rotta dagli ingranaggi grazie al movimento a mano della manovella.

USO: attrezzo usato in passato per la pigiatura dell’uva con la forza motrice delle mani che girano la manovella. Oggi viene utilizzato ma nella sua forma elettrica.

FUNZIONE: trasformazione dell’uva in vino.

SCALDALETTO

DESCRIZIONE: utensile di legno costituito da un’intelaiatura con due coppie di assi curve unite agli estremi, due tavole centrali quadrate sulle quali viene appoggiato un piccolo contenitore con due manici laterali adatto a contenere la brace e coperto da una retina.

USO: non più in uso, sostituito da più moderni oggetti/ tecniche di riscaldamento.

FUNZIONE: messo sotto le coperte, serviva per scaldare il letto grazie alla brace contenuta all’interno del paiolo. Non faceva parte delle usanze delle famiglie sarde che, per dar calore al letto, usavano mattoni (refrattari) o pietre scaldate nella cenere e avvolte con panni di lana. A Fluminimaggiore fu introdotto dai dirigenti di miniera che provenivano dalle regioni del nord Italia.

TORCHIO

DESCRIZIONE: torchio in legno della metà del ‘800, composto da un contenitore a forma di tramoggia (dove viene versato il mosto) e da una vite con alla base delle tavole in legno. L’avvitamento della vite alle tavole permetteva di pressare il mosto.

USO: attrezzo ancora in uso tra i privati, ma nella sua versione più moderna.

FUNZIONE: pressare il mosto per ottenere il vino.

SILOS

DESCRIZIONE: contenitore di forma cilindrica in canna.

USO: usato in passato, oggi sostituito da materiali più moderni.

FUNZIONE: utilizzato dagli agricoltori per contenere cereali o legumi, in modo da tenerli al riparo e all’asciutto.

VANGHETTI DA TARTUFO (ARRODDEDU)

DESCRIZIONE: Il vanghetto da tartufo è formato dal manico in legno e la parte terminale in acciaio. Tra i legni utilizzati per i manici troviamo il sambuco, l’acacia e il frassino. La lama può essere a punta o a cuore. Quelli con la lama a punta sono adatti alla ricerca in terreni rocciosi o sabbiosi, mentre la lama a cuore è adatta in terreni sciolti.

USO: utensile usato in passato e ancora oggi.

FUNZIONE: la lama del vanghetto viene inserita nel terreno per estrarre il tartufo. Anche la Sardegna ha i suoi tartufi che vengono comunemente chiamati “Sa tuvura de anei” e come dice la parola stessa, si trova nei terreni sabbiosi.